Comunque l'inserimento di spezzoni documentaristici con i discorsi originali di Robert Kennedy, che spesso fanno da sottofondo agli avvenimenti dei protagonisti, si sposa armoniosamente con la descrizione dell'ultimo giorno di vita del senatore democratico durante la campagna per le primarie del 1968.
Il film è una sorta di dramma classico, con un'unità di tempo, luogo, azione: il centro dell'azione è infatti l'hotel "Ambassador", quartier generale di Kennedy durante le primarie in California, nelle cui cucine venne assassinato. Ma il film si focalizza sulla giornata di alcune persone, accomunate dal fatto che verranno coinvolte direttamente nell'omicidio di "Bobby": dal personale di cucina, spesso formato da immigrati clandestini messicani, a due giovani membri dello staff di Kennedy che sperimentano per la prima volta l'acido LSD, o una cantante alcolizzata sul viale del tramonto, il direttore dell'albergo, una coppia matura in crisi, una giovane che si deve sposare per evitare al ragazzo di andare a combattere in Vietnam ecc. Il regista forse ha voluto mettere troppa carne al fuoco per ricostruire l'atmosfera dell'epoca e le speranze di avere una società meno venale e più giusta, infrante per sempre con l'assassinio dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King, ma le parole di Bob Kennedy aleggiano per tutto il film e sono di un'attualità sconvolgente, soprattutto per un paese come l'Italia che sta vivendo adesso i problemi di integrazione già presenti da decenni negli Stati Uniti.
Un film che tutti i ragazzi dovrebbero vedere.
Darcy
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